Biblioterapia: come la lettura può diventare terapeutica.
- Dott.ssa Danesin Giorgia
- 23 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
“Tu vivrai per sempre nella tua biblioteca personale”
Haruki Murakami

La lettura è un potente strumento che permette una crescita personale, sociale e culturale della persona; attraverso l'immedesimazione in un personaggio, la lettura di un testo permette di elaborare nostre vicende personali, anche negative, aumentando le nostre capacità empatiche.
Quindi, oltre a rilassare e ad intrattenere, la lettura può avere una funzione terapeutica o anche solo di sostegno.
La biblioterapia, la terapia attraverso la lettura, è un'ottima strategia da utilizzare, integrandola con la tecniche di psicoterapia più “classiche”, ai fini di portare il paziente a raggiungere il benessere psicofisico.
Nasce negli Stati Uniti intorno agli anni 30 del '900 con lo psichiatra William Menninger, il quale iniziò a prescrivere la lettura di romanzi durante il trattamento di diversi disturbi psicologici, osservandone dei giovamenti da parte dei pazienti.
Attualmente, la biblioterapia è particolarmente usata nel mondo occidentale: in Inghilterra, tale pratica è riconosciuta dal National Health Service (servizio sanitario inglese) e, sempre in Inghilterra, nel 2008, è stato condotto uno studio che conferma l'efficacia della biblioterapia, in particolar modo per disturbi come la depressione o l'ansia generalizzata. Prima ancora, a metà degli anni '90, Jarnison e Scogin in una loro ricerca, hanno osservato come la biblioterapia possa essere utile per alleviare disturbi, oltre a quelli sopra citati, anche quelli del comportamento alimentare e i disturbi sessuali.
Come anticipato, la biblioterapia diventa efficace quando integrata con altre tecniche psicoterapiche; è necessaria una buona relazione terapeutica e un buon rapporto di fiducia psicoterapeuta-paziente affinchè quest'ultimo accolga positivamente la somministrazione del testo di lettura.
Il libro diventa, e cito le parole della Dottoressa Rosa Minnino, un “altro luogo”; il libro si legge altrove, al di fuori dello spazio dedicato alla terapia, ma fa parte comunque del contesto terapeutico, risulta esserne una sua espansione; per questo motivo, è importante che il paziente si fidi del suo terapeuta, perchè questa fiducia la generalizzerà anche nel romanzo suggerito.
Ma quali sono i benefici della biblioterapia?
Leggere, può aiutare il paziente a dare un nome al suo malessere, a dare parole e significato al suo disagio; può stimolare e motivare il lettore al cambiamento; può facilitare la riflessione su di sé e può mantenere il senso del benessere conquistato.
La lettura del giusto romanzo, permette alla persona di porsi di fronte alle proprie emozioni e di avere il coraggio di affrontarle, imparando così a gestirle.
Non esiste però il libro universale che sia terapuetico per qualsiasi persona: il terapeuta, infatti, ha il dovere di selezionare accuratamente il volume da suggerire, il titolo adatto alle esigenze del paziente e agli obiettivi che si intende perseguire con la lettura; sarebbe preferibile che il terapeuta leggesse il testo prima di proporlo al paziente e che prediligesse libri con pochi tecnicismi, con contenuti esposti in maniera chiara e che soprattutto siano onesti intellettualmente; bisogna diffidare, infatti, da quei libri che offrono e promettono miracolose guarigioni in pochissimo tempo, questi non sono d'aiuto.
Ho letto sui materiali di ricerca che ho raccolto, che la somministrazione di un romanzo, diventa un vero e proprio homework, un “compito per casa”; sebbene creda fortemente nel potere terapeutico della lettura, con i miei pazienti, evito di farla diventare un compito; cerco invece di stimolare curiosità e di portare il paziente stesso a cercare quel titolo e a leggerlo di sua spontanea volontà; in questo modo, ritengo che il potere curativo sia ancora maggiore.
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