top of page
Dott.ssa Giorgia Danesin, PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA

Il Disturbo dello spettro autistico: per una maggiore consapevolezza!

  • Immagine del redattore: Dott.ssa Danesin Giorgia
    Dott.ssa Danesin Giorgia
  • 2 apr 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

Una breve panoramica su cosa è e come si svolge un intervento educativo scolastico


Due attività inclusive della colonia "Impara l'arte"

Oggi 2 aprile è la giornata in cui si ricorda al mondo che il Disturbo dello spettro autistico c'è, esiste e ritengo necessario che tutti sappiano cosa sia, come si traduce nel bambino e nella famiglia e cosa si può fare per gestire il disturbo.


Questo elaborato verrà scritto a quattro mani, da me e da Letizia Cianchetta, educatore professionale socio-pedagogico e peer mediating (una figura che fa da mediatore esperto a livello scolastico per soggetti con diagnosi di Disturbo dello spettro autistico), nonché mia socia fondatrice dell'APS “Impara l'arte”; quindi tale scritto verrà diviso in due parti: la prima parlerà in linea teorica del disturbo ed un accenno al trattamento psicoterapeutico, la seconda parte si focalizzerà sull'intervento educativo nell'ambiente scolastico e nella gestione dei compiti a casa.


Analisi del quadro generale:

Ma andiamo subito nel vivo: che cos'è il Disturbo dello spettro autistico?

Il manuale diagnostico DSM V ci dice che si tratta di un deficit persistente che riguarda tre aree specifiche dello sviluppo del bambino:


  1. la comunicazione;

  2. l'interazione sociale;

  3. il repertorio di interessi.


Nel bambino con questa diagnosi, si osserva infatti un ritardo o assenza di comunicazione verbale, anche mimica, oltre ad assenza di comunicazione non verbale; può comparire un uso stereotipato o ripetitivo del linguaggio e non è presente il gioco spontaneo o imitativo.


Come anticipato, il bambino con diagnosi di disturbo dello spettro autistico presenta forti difficoltà nel comportamento non verbale, non sono presenti quindi gesti e lo sguardo non è mai rivolto all'altro; non c'è empatia, né reciprocità socio-emotiva.


Gli interessi sono molto ristretti e stereotipati (tipico è l'interesse per i treni), sono presenti stereotipie motorie (come il dondolamento).


Il bambino con diagnosi di autismo appare molto poco flessibile al cambiamento, anche minimo: ha bisogno di vedersi garantite le sue abitudini ed è molto resistente anche alle più piccole novità.


Un'altra caratteristica che è importante conoscere, è l'ipersensibilità agli stimoli sensoriali: per un bambino con diagnosi del disturbo dello spettro autistico, una luce abbagliante o un rumore un po' più forte, possono apparire come insopportabili, e possono quindi attivarsi in maniera particolarmente intensa.


Durante la valutazione, oltre alla sintomatologia, è importante analizzare anche il funzionamento cognitivo del bambino perchè nella diagnosi è utile specificare se è presente o meno un ritardo.

Nell'uso quotidiano e nella pratica clinica, tendiamo ad usare espressioni come “a basso”, “a medio” o “ad alto” funzionamento, in base al QI del bambino.


A differenza del DSM IV, nel nuovo manuale diagnostico (DSM V) non vi è più la differenza tra disturbo autistico, disturbo di Asperger o disturbo pervasivo dello sviluppo senza specificazione: tutti e tre devono essere diagnosticati come Disturbo dello Spettro Autistico.


I ¾ dei bambini con questo tipo di diagnosi presentano ritardo mentale, ma anche i bambini che hanno un QI nella media hanno uno scarso funzionamento psicosociale, anche in età adulta.


Tutte queste caratteristiche sintomatologiche si traducono in:


  • incapacità ad instaurare una relazione adeguata con i pari, ostacolando l'apprendimento che avviene proprio grazie a queste interazioni;

  • incapacità a condividere gioie o interessi;

  • incapacità a partecipare a giochi con altre persone, prediligendo attività in solitario;

  • difficoltà in alcune pratiche legate alla cura di sé (come il taglio di capelli), oltre che nell'alimentazione e nel sonno.


Un quesito ancora soggetto a ricerca è legato alla causa effettiva del disturbo: la letteratura ci dice che la causa è riconducibile ad un disordine dello sviluppo cerebrale su base biologica, ma ancora non è stato trovato un marker neurobiologico specifico che ne spieghi l'insorgenza.


La familiarità, inoltre, è rilevante: il DMS V ci dice che “varia dal 37% al 90%, sulla base del tasso di concordanza tra gemelli”.


Ma come viene trattato il disturbo?

Il metodo ABA è un valido intervento; è un trattamento comportamentale e si concentra su quattro elementi:


  1. l'antecedente: ciò che provoca il comportamento da modificare;

  2. il comportamento in esame, è importante che sia osservabile e monitorabile;

  3. le conseguenze del comportamento da modificare;

  4. il contesto in cui tale comportamento si verifica.


L'obiettivo a breve termine dell'intervento è quello di modificare un comportamento disfunzionale, che viene definito solo dopo un'attenta valutazione.


Non esiste un programma che sia valido in maniera universale; si deve sempre costruire un intervento ad hoc per ogni bambino, in base alle sue esigenze; è importante garantire un setting strutturato perchè risulta prevedibile agli occhi del bambino.


Come obiettivo a lungo termine, la generalizzazione all'esterno di quanto appreso in terapia; questo garantisce una soddisfacente qualità di vita, sia al paziente che al sistema familiare.

Rispetto alla famiglia, un buon parent training facilita la buona riuscita dell'intervento.


Analisi del quadro educativo:

Da un punto di vista educativo, l’intervento su un soggetto con diagnosi del disturbo dello spettro autistico deve tener conto necessariamente di due aspetti fondamentali: quello didattico e quello sociale.


Come già detto in precedenza, il soggetto autistico presenta enormi difficoltà in ambito sociale, non è interessato alla socializzazione e fatica a prender parte a gruppi, in questo quadro l’interazione con il gruppo classe appare spesso difficile ed inesistente. È solo dagli anni ’70 del ‘900 che la legge prevede la presenza in classe dei soggetti con handicap, con un insegnante di sostegno in compresenza con i colleghi di cattedra, questo favorisce molto l’integrazione del bambino/ragazzo autistico anche se, nella maggior parte dei casi, segue programmi scolastici facilitati rispetto ai compagni. La presenza in classe con i compagni, è una valida opportunità educativa anche per questi ultimi i quali potranno contribuire all’inserimento scolastico del soggetto guidato dagli insegnanti.


Da un punto di vista didattico, di solito, si creano, all’inizio dell’anno, programmi didattici personalizzati, in accordo tra corpo docenti, team di terapeuti e famiglia, in modo tale da favorire il raggiungimento degli obiettivi minimi che verranno concordati. Di solito sono molto utili esercizi per immagini che favoriscono la memorizzazione e la concentrazione.


Per quanto riguarda il lavoro pomeridiano a casa, gli insegnanti optano, spesso, per l’assegnazione di pochi compiti utili ai fini della memorizzazione finale, senza appesantire troppo il ragazzo e la famiglia. Non sempre si può trovare piena collaborazione da parte del soggetto, in questi casi potrebbe essere utile procedere con un sistema di “premiazione”: si stabilisce un premio finale (qualcosa che il ragazzo ama o che lo appassiona molto) e si crea un sistema a punti che prevede un punto per ogni compito svolto, al termine del quale si può assegnare l’agognato premio.

Un’altra utile strategia può essere quella di mostrare al ragazzo la quantità di lavoro da svolgere, in modo che lui abbia una chiara stima del lavoro da svolgere.

Qualora ci trovassimo di fronte ad una “giornata no” e non ci fosse modo di far lavorare il soggetto, non tormentiamoci più di tanto queste giornate possono capitare!

In questi casi si può far presente al ragazzo che per oggi si può lavorare un po' di meno, ma nei giorni a venire si dovrà recuperare il lavoro perso.


Tutte queste piccole strategie dipendono, ovviamente, da tanti fattori come il livello di gravità del deficit cognitivo, la scolarizzazione del soggetto, ed il tipo di terapia che viene seguita.

Vale, quasi sempre, la strategia di insegnamento per immagini, anche riguardo la vita quotidiana, in casa e fuori.


Si può creare, ad esempio, un sistema di immagini sulla routine quotidiana in cui si ricordano i gesti quotidiani al mattino, o prima di uscire di casa, o su come ci si “comporta” quando si sta fuori casa.

I ragazzi / bambini autistici richiedono attenzione e presenza molto più dei loro coetanei neurotipici, per questo è importante spingerli all’autonomia attraverso queste piccole routine visive e pratiche.


“Impara l'arte” sta lavorando su progetti che coinvolgano bambini con diagnosi dello spettro autistico, mentre è già all'interno del mondo didattico, seguendo diversi studenti con questo tipo di diagnosi. Vi invitiamo a visitare la pagina (il link in basso) per conoscere meglio chi siamo e di cosa ci occupiamo.



Pagina Facebook di "Impara l'arte"










 
 
 

Commenti


  • Facebook Icona sociale
  • Instagram
  • LinkedIn Icona sociale

© 2020 Dott.ssa Giorgia Danesin, Psicologa Psicoerapeuta

bottom of page