LA FIBROMIALGIA, COSA POTREBBE FARE UNO PSICOTERAPEUTA.
- Dott.ssa Danesin Giorgia
- 5 mar 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Qualche mese fa ho aiutato una laureanda in fisioterapia, che ha sviluppato una tesi su una delle malattie più misteriose,

ma allo stesso tempo meno discusse, la fibromialgia.
Conoscevo la fibromialgia in maniera molto generica, sapevo quanto fosse invalidante, quanto fosse dolorosa, sia dal punto di vista fisico che psicologico: non è facile accettare l'idea di stare male pur non essendoci una chiara causa organica. Poi mi sono documentata, ho letto del materiale in merito ed ho deciso di sviluppare questo elaborato.
Ma andiamo a capire, in sintesi, i sintomi maggiori di questa malattia:
dolore muscolare cronico e diffuso, che invalida la quotidianità della persona;
fatigue: affaticamento, astenia, stanchezza;
disturbi del sonno, caratterizzati da numerosi risvegli notturni e conseguentemente da un sonno non ristoratore;
disturbi cognitivi: il paziente presenta una serie di credenze irrazionali rispetto all'attribuzione di significato sul dolore che sente, innescando meccanismi di colpevolizzazione e bassa autostima. Questo porta il paziente a percepire perdita del controllo e difficoltà a gestire in maniera funzionale gli eventi stressanti; tutto questo conduce al catastrofismo.
Ansia e depressione; c'è un'alta correlazione tra la fibromialgia e i disturbi d'ansia (in particolar modo l'ipocondria) e depressivi, anche se quest'ultimi risultano secondari alla diagnosi primaria di fibromialgia.
La maggior parte delle persone che hanno ricevuto diagnosi di fibromialgia, commettono l'ingenuo errore di affidarsi esclusivamente a cure mediche, e quindi a trattamenti solo farmacologici; la letteratura invece, ci dice come un intervento multimodale, che vede l'integrazione di un intervento medico con uno psicoterapeutico, possa aiutare la gestione di questa malattia, in modo da renderla meno invalidante possibile.
Mi sono quindi chiesta: “Cosa farebbe Giorgia con un paziente con diagnosi di fibromialgia?”; questo elaborato nasce proprio per rispondere (in primis a me) a questa domanda.
Quindi, ecco i punti che toccherei e sui quali lavorerei, seguendo l'approccio cognitivo-comportamentale (che se vuoi sapere cos'è, ti rimando al primo articolo del mio blog) :
costruire una buona relazione terapeutica, essenziale per qualsiasi percorso psicoterapeutico; in questo modo sono maggiori le possibilità che il paziente risponda bene alla terapia;
fare psicoeducazione sulla fibromialgia, dal punto di vista sintomatologico (fisico e psicologico) e dal punto di vista del trattamento, con l'obiettivo di vedere la malattia in modo distaccato; indirizzare la persona da un medico per la cura farmacologica e motivarlo a fare adeguata attività fisica per alleviare il dolore muscolare;
lavorare sulla motivazione al trattamento, quando questa risulta bassa; un atteggiamento passivo e rassegnato non aiuta il paziente a reagire in maniera funzionale, anzi si rischia di cronicizzare ancora di più la malattia;
sostenere psicologicamente il paziente, rassicurandolo sul fatto che non è un malato immaginario e che i sintomi che accusa sono reali, ma anche aiutandolo a metabolizzare il fatto che la fibromialgia è una malattia che non porta a nessun danno organico;
parallelamente al sostegno psicologico, rispettando i tempi del paziente, partire con un po' di attivazione comportamentale, nel caso emerga che la persona abbia limitato fortemente le sue attività quotidiane, ad esempio dal punto di vista lavorativo o relazionale, con l'obiettivo di far riprendere al paziente una “vita normale”.
L'ansia è uno dei sintomi che più si associa alla fibromialgia; insegnare al paziente una tecnica di rilassamento, lo aiuta a rilassare il corpo dalle tensioni muscolari e lo aiuta a rilassare la mente da pensieri negativi;
lavorare su una buona igiene del sonno, dare al paziente delle direttive su come rendere il sonno ristoratore;
lavorare sugli aspetti cognitivi, sulle credenze irrazionali catastrofiste legate alla malattia, aiutando il paziente a mettere in discussione il suo sistema di credenze disfunzionali guidandolo nell'affiancamento di pensieri alternativi sani ai fini di una buona gestione del sintomo ed al raggiungimento di un benessere stabile.
La fibromialgia si può gestire più che bene, basta affidarsi a professionisti del settore!
Non siete soli!
Giorgia
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